mercoledì 13 novembre 2013

... Dove eravamo rimasti... ?

                         Il mio NEC - Birmingham, 8-9-10 novembre 2013 






Volo nel blu. In quello spazio di cielo tra nubi e immensità. Sopra di me l'azzurro, ma un azzurro così intenso che diventa quasi indaco.
Seduta sull'aereo, dal finestrino mi affaccio sul mondo. 
E' proprio in momenti come questo che mi sento parte dell'Uno. 
E' una sensazione difficile da spiegare a parole: avverto la grandiosità dell'Universo e sento di farne parte. 
Mentre volo da Milano a Birmingham, con scalo a Francoforte, chiudo gli occhi e ripenso a com'è nato questo viaggio.
Ripenso alla mia vita di questi ultimi mesi. Al dolore passato ma ancora presente. Alla mia famiglia, alla persone a me vicine. 
Questo viaggio era nato perché avrei voluto partecipare alla competizione, avrei dovuto avere una torta da presentare. E' da tanti anni che ho questo desiderio ma sebbene io stessa mi definisca "il peggior giudice di me stessa", mi piacerebbe capire dai giudici, quelli veri, se il mio lavoro è buono davvero e come posso ancora migliorare.
Con la mente torno a casa, sfoglio la cartella dove ho riposto tutto il progetto. Era tutto pronto, eppure, al momento di mettermi al lavoro, sentivo che mi mancava qualcosa... Non riuscivo a lavorare.
In ogni cosa che faccio devo mettere il cuore, la devo "sentire".
Non è, per me, una semplice "esecuzione", un puro esercizio di abilità: c'è un'emozione, un'energia che fluisce e che si trasfonde. Forse proprio per questo, alla fine di un lavoro, mi sento come... svuotata. 

La decisione di lasciar perdere non è stata facile ma è stata presa in assoluta serenità.
C'è un tempo per ogni cosa. Questo non era il mio tempo.
Birmingham, quest'anno, mi vedrà in veste di visitatore e mi sarà comunque utile. In un certo qual modo la competizione la vivrò ugualmente perché questo viaggio è nato insieme a Catia. Catia porterà una sua creazione e con lei condividerò questi momenti.

L'appuntamento con lei è in hotel. Viaggiamo separate. Sono in apprensione perché, insicura come sono, ho sempre paura e temo di perdermi negli aeroporti sconosciuti. Invece tutto fila perfettamente liscio. Arrivo in albergo che dista pochissimo dall'aeroporto e quindi anche dall'area della fiera.

Catia arriva verso sera, è "demolita" dalla stanchezza, come ripete sempre, ma sempre bella e sorridente.
Ceniamo al ristorante indiano dell'albergo e ci ritiriamo prestissimo.

Sorrido al rosso e rosa dell'alba: sarà una bella giornata. Catia ha già tutto pronto e il taxi ci porta velocemente verso la fiera.
Sui tavoli, i partecipanti alle competizioni sono impegnati a preparare o montare i loro lavori. 
Anche Catia, con un po' di apprensione inserisce il fiore e il bocciolo che deve scendere dal suo quadro. Poi ci avviamo a posizionarlo sul tavolo della competizione.
Catia ha passato un periodo frenetico: ha avuto solo qualche giorno per realizzare e terminare il suo lavoro e oltretutto l'umidità ha staccato alcune parti del suo quadro e in alcuni punti ha dovuto ripararlo. 
Ne parliamo e siamo entrambe dispiaciute ma Catia mi dice serenamente che "così è la vita". Bisogna accettarla come viene, senza disperarsi per queste "piccole" cose. 
La guardo e la fotografo mentre posiziona i pezzi. Mi piace molto fotografarle le mani mentre lavora.



Alla fine mi allontano dal tavolo e guardo la sua creazione. 
Quel colore rosso che tanto mi piace contrasta benissimo con il bianco del disegno intagliato nella wafer paper: un vaso di fiori. Un fiore e un bocciolo si protendono verso l'esterno dal centro del quadro, 
Ma del vaso è rimasta la sola figura intagliata: è andato in pezzi. Anche i fiori contenuti in esso sono caduti alla base della cornice: giacciono bianchi e inerti, accanto ai cocci che escono dalla cornice e si spargono anche sul tavolo. Della composizione rimane solo la sagoma, come se il tempo avesse stampato l'immagine sul quadro e ce la restituisse. I fiori che ancora si sporgono sono il filo conduttore tra presente e passato.



E' solo la mia opinione ma questa composizione è intrisa di poesia appena velata di tristezza... 
I contrasti sono forti: i colori in primis ma anche tra la wafer paper -sottilissima -usata per intagliare il disegno e lo spessore dei fiori volutamente più marcato.

Mentre Catia sistema gli ultimi dettagli vedo Mary (Mary Torte) che con la sua torta partecipa alla competizione nella categoria internazionale e conosco i tre ragazzi de "La Belle Aurore" che competono anche loro nella stessa categoria di Mary. La loro torta che rappresenta la "Venere che esce dalle acque"di Botticelli ha una tecnica assolutamente innovativa e particolare.

Quando Catia finisce ci dividiamo. Ognuna di noi due ha cose da fare. Io visito con calma gli stands (dove ovviamente compero qualcosa) e poi tutta la fiera.
L'area delle competizioni viene chiusa al pubblico con dei nastri in modo da permettere ai giudici di procedere nel loro lavoro.
Mentre cerco di decidere cosa fare vedo una signora bionda in giacca bianca: è un giudice. Subito l'occhio mi cade sul nome stampato in blu: Lesley Herbert. 
Non posso fare a meno di avvicinarla e parlarle. Le dico farfugliando che l'ammiro moltissimo e che sebbene non lo sappia mi ha insegnato moltissime cose, apprese attraverso i suoi magnifici libri. 

Incontro Eddie che è sulla sedia a rotelle. Tracy lo spinge amorevolmente. Recentemente si è fratturato un piede e la sedia a rotelle è solo una "tentativo" per non farlo stancare e permettergli una più veloce guarigione. Mi saluta con il trasporto e il calore di sempre... Mentre lo stringo forte a me, avverto lo stesso sentimento di ammirazione per i grande artista che è ma anche di amore che provo per questo piccolo uomo così grande anche nell'anima.

Girovagando vedo creazioni spettacolari. Mi colpiscono soprattutto i fiori: io sono totalmente incapace a realizzarne e guardo con incredulità queste composizioni: sembrano fiori reali. Qualcuno ha realizzato anche i fiori dell'aglio: sferiche composizioni di fiorellini minuscoli.



Vado a curiosare nella categoria delle Wedding Cakes: le torte in competizione sono oltre 200. Tra di esse spicca quella di Kristina, che ho salutato velocemente mentre con grande apprensione si apprestava a sistemarla: sul suo risultato io non ho dubbi...

Osservo con interesse la categoria nella quale avrei voluto partecipare e cerco di indovinare, secondo il mio metro di giudizio, quale di queste torte potrebbe guadagnare l'oro.

Incontro molte persone che fino a quel momento sono solo fotografie: Annelies van Tessel, che mi riconosce subito anche lei. Riconosco i grandi nomi di questo mondo. Christine Flinn mi tocca la spalla proprio mentre sto fotografando la sua ultima torta e saluto Janet Berry, spumeggiante come sempre. 
Conosco Kathleen Lange,  famosa Royal Icer americana, un vero piacere incontrarla di persona.

La sera ceno in albergo da sola. Catia è dovuta andare via. Mi siedo al tavolo e penso alle sensazioni di questa giornata: mi sento serena. 

L'indomani mi sveglio ancora all'alba: prenderò un altro treno e andrò a trovare: Maureen, la mia dolcissima amica inglese. Lei è la persona che in tutti questi anni mi ha sempre incoraggiata, supportata e sopportata: una persona dalla pazienza infinita :)
Maureen è una deliziosa piccola grande donna. Per certi aspetti trovo che sia molto simile ad Eddie. Piccola ma con un cuore grande. Mi accoglie nella sua casa. Mi parla, mentre mi mostra qualche suo lavoro. Conosco suo marito e i suoi figli. Parliamo di noi, ma anche di ghiaccia reale. Maureen è quella che io definisco una "undiscovered master": una maestra -purtroppo- sconosciuta. Ha partecipato a innumerevoli competizioni e ha vinto diverse volte il Best in Show. La guardo cucinare e sorridere. Non sta ferma un attimo.
Ho voluto fortemente conoscerla questa volta e sarei andata a trovarla anche se avessi partecipato alla competizione.
Nella vita ho imparato a cogliere le occasioni al volo, appena ne ho la possibilità e questa era una di quelle. Incontrarla è stato un regalo grande, come lo è la consapevolezza di averla comunque vicina, nella mia vita, anche se distante fisicamente da me.
Non ho foto con Maureen: abbiamo parlato tanto che mi sono scordata di scattarne, quindi le immagini di noi due insieme sono racchiuse nei miei ricordi soltanto, per ora. Al termine della giornata lei mi riporta in stazione. 
La saluto abbracciandola. I fuochi d'artificio esplodono e illuminano il cielo: questa notte si festeggia la Bonfire Night. Mi stringo nel cappotto mentre aspetto sul binario: la temperatura esterna si è abbassata notevolmente ma nel mio cuore sento solo luce e calore...
Arrivo tardi la sera in albergo. Durante il viaggio invio un messaggio a Catia e le chiedo notizie della competizione: mi risponde che è stata premiata con un "Certificate of Merit"! Quando arrivo in albergo lei sta già dormendo ma si è ricordata ugualmente di me: trovo un panino e una bottiglietta d'acqua ad aspettarmi in camera... <3 p="">

Il giorno successivo è il grande giorno: l'ultimo.
Vengono pubblicate le graduatorie e ci sarà la premiazione.
La sorpresa è che tutte, TUTTE le italiane partecipanti alla competizione sono state premiate! Mary ha vinto l'oro e il secondo posto, La belle Aurore l'argento, Karla Chumpitaz, che ho conosciuto proprio qui, guadagna l'oro e il primo posto nella sua categoria, Kristina, nella categoria Wedding, vince l'oro anche lei, Marina Petrini due bronzi nella categoria fiori...!
Le guardo felici. Mi congratulo con tutte, cerco di sottrarmi, quando mi propongono foto insieme perché e giusto che i riflettori siano puntati solo sulle vincitrici.

La giornata scorre tra sorrisi e stanchezza. 
La sera torniamo in albergo. Purtroppo non ho avuto la possibilità di salutare Eddie.Ho inviato un messaggio a Tracy che mi risponde dicendomi che è dovuta scappare perché Eddie era molto stanco.

La valigia è pronta. Il ristorante dell'albergo chiuso.
Con Catia ci guardiamo: nessuna delle due ha voglia di uscire fuori a cena. 
Chiediamo al signore dell'hotel se può prepararci qualche toast, in modo da cenare in qualche modo e gentilmente ce ne porta alcuni su un piatto insieme a burro e marmellata.
Chiacchieriamo e facciamo il bilancio di questa esperienza. Catia è stanca ma felice. Io anche: per me e per lei.

Vivere insieme questi giorni ha rinfrancato la nostra amicizia. Le nostre giornate sono state sempre piene di sorrisi. Ci stringiamo forte prima che io torni nella mia camera: l'indomani partirò senza vederla. Ci ripromettiamo di incontrarci presto e di sentirci. Lei è una di quelle persone che ti fanno sperare  davvero che sia anche possibile essere amiche in questo brutto ambiente. Catia è limpida, è acqua fresca.
E quando sorride è luce pura.

Birmingham si risveglia tutta grigia il giorno della partenza. Una pioggerellina fine e fastidiosa mi bagna tutta nel breve tratto che mi separa dal taxi all'aeroporto.
All'interno trovo quasi tutte le italiane che stanno tornando a casa anche loro, soddisfatte e felici.

In aeroporto ritrovo anche Kristina e Kathleen. Ho solo il tempo di scambiare qualche parola con loro che subito mi avvio verso l'aereo che mi riporterà a casa.

E in breve mi ritrovo ancora lassù, circondata d'azzurro. Questa volta non sono seduta accanto al finestrino e me ne dispiaccio. Sono come una bimba, voglio guardare fuori.
Ripenso a queste giornate. Ogni singolo giorno ho ringraziato. Ho ringraziato per il sole che risplendeva al mattino, per i colori che vedevo. Per avere avuto la fortuna di poter vivere questa esperienza. Ho ringraziato perché ci sono stati momenti in cui mi sono sentita felice, senza un motivo apparente. 
Mi sono sentita ancora una volta un tutt'uno con l'universo intero. 
Improvvisamente l'aereo vira, l'ala si inclina verso l'alto. La signora accanto a me guarda fuori dal finestrino lo spettacolo del mondo, laggiù. E improvvisamente un raggio di sole si intrufola in cabina tra il suo corpo e il finestrino: mentre chiudo gli occhi mi colpisce sul viso, e sento come una calda carezza sulla guancia...

Sento di aver ripreso una parte della mia vita, quella vita che in un certo modo avevo abbandonato qualche mese fa. La vita scorre. Bisogna viverla. Viverla al presente. 
Riprendo quel bandolo, come se qualcuno volando in cielo lo avesse lasciato lì per me, in attesa che me lo riprendessi. Atterrando a Francoforte le nubi grigie del cielo vengono trafitte dai raggi del sole e creano un meraviglioso effetto di luce.
Ci sono pietre chiamate pietre angolari: sono quelle pietre che sorreggono tutte le costruzioni e nella vita  le chiavi di volta dell'esistenza intera. Nella mia c'è la mia famiglia, mio marito e i miei bambini con i loro sorrisi. 
Ma io sono anche molto fortunata: ho la mia "g". La certezza di avere questo affetto mi ha sempre accompagnata, anche in questo viaggio. Non era presente ma è stato come se lo fosse. 
Perché anche in lontananza, quando ci si vuol bene, si è sempre vicini.
Sempre.




8 commenti:

  1. Mi sarebbe tanto piaciuto essere lì... ma in fondo, con le tue parole mi hai regalato un'illusione. <3

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  2. Sei davvero una bella persona Donatella e un'ottima cake designer. Sono certa che quando te la sentirai di partecipare, porterai a casa anche tu l'oro come le altre italiane in gara quest'anno. Non mollare!

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    1. No, ora che mi sono ritrovata, andrò avanti :) Grazie Maria Grazia

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  3. Mille grazie, carissima Donatella!
    Un racconto meraviglioso, sei un poeta in tutto cio' che fai!
    Te lo auguro e ti vedo con una medaglia d'oro l'anno prossimo.
    Abbracci! :)

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  4. Le tue parole sono piene di sentimenti e di calore...la stessa sensibilità che si ammira nei tuoi capolavori.
    In bocca al lupo per tutto quello che verrà :-) !
    Una tua grande ammiratrice...

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